dott.ssa Benedetta Palazzo
Quando passeggiate tra i boschi, in riva a un fiume o a un lago, o semplicemente in un parco in città, vi siete mai chiesti a quale specie appartengono gli alberi che vi circondano? È molto probabile che siate passati accanto a qualche acero americano (Acer negundo) o robinia (Robinia pseudoacacia), che abbiate osservato le fioriture dei ciliegi tardivi (Prunus serotina) o qualche bell’esemplare di quercia rossa (Quercus rubra) o cedro dell’Himalaya (Cedrus deodara). Questi sono soltanto alcuni esempi di specie aliene (dette anche specie alloctone o esotiche), ovvero vegetali o animali, introdotti accidentalmente o deliberatamente dall’uomo in luoghi al di fuori del loro habitat naturale originario. In molti casi le specie alloctone si adattano a stento al nuovo ambiente e si estinguono rapidamente, ma altre volte riescono a sopravvivere, riprodursi e insediarsi. A volte ci riescono talmente bene da diventare una vera e propria minaccia, arrecando gravi danni non solo agli ecosistemi ma anche alle attività agricole e zootecniche, causando una riduzione della biodiversità locale, provocando anche effetti sulla salute umana (es. allergie).
Le specie alloctone che hanno un impatto negativo sono note come specie invasive. Secondo uno studio di qualche anno fa, la flora esotica lombarda ammonta a 619 entità, pari a quasi il 20% della flora regionale stabile e oltre il 60% della flora alloctona italiana. La maggior parte di queste specie proviene dalle Americhe e dall’Asia. Gli organismi originari di aree molto distanti da noi, quindi, non si limitano a quelli che hanno costituito il nostro pasto di ieri sera – tacchino, fagiolini, pomodori e patate – né alla trota arcobaleno e ai germogli di soia che conserviamo in frigorifero per la cena di questa sera, ma sono ormai parte integrante dell’ambiente che ci circonda. Vediamo di seguito qualche esempio.
La robinia, un albero deciduo proveniente dal Nord America, fu introdotta in Francia da Jean Robin nel 1601 come pianta ornamentale. Oggi è diffusa ampiamente in gran parte d’Europa, in Italia è presente soprattutto in Lombardia e Piemonte. Si tratta di una specie invasiva, che nei boschi causa perdita di biodiversità in quanto soppianta le specie legnose autoctone (es. pioppi e salici).
Importato in Europa per la bellezza della sua fioritura, il ciliegio tardivo non è da meno della robinia. Dei suoi frutti sono ghiotti molti uccelli, che favoriscono così la diffusione dei semi e la nascita di nuove popolazioni, che hanno la meglio sulle specie autoctone (cioè originarie), con evidente perdita di biodiversità e degrado del patrimonio forestale.
Il cedro dell’Himalaya, comune nei parchi e molto apprezzato per la sua bellezza, è un albero maestoso di dimensioni imponenti. Originario dell’Asia centrale, fu introdotto in Europa per scopi ornamentali. A differenza della robinia e del ciliegio tardivo, il cedro si è insediato “pacificamente”, senza creare impatti. Viene quindi considerato una specie esotica naturalizzata, ovvero una specie che, pur insediandosi nel territorio, non assume comportamento invasivo in quanto l’incremento dei loro popolamenti si verifica in prevalenza a margine delle vecchie generazioni e su brevi distanze.
Gli interventi di mitigazione degli impatti, il ripristino dell’ambiente originario (per quanto possibile) e la prevenzione sono alcune delle strategie in atto per contenere questo fenomeno sempre più in espansione.
La presenza di specie esotiche naturalizzate, ovvero originatesi in altri luoghi e in tempi più o meno lunghi inseritesi stabilmente in un nuovo contesto geografico e ambientale, è un fenomeno che attualmente ha conosciuto un forte incremento. La facilità odierna insita negli spostamenti degli uomini e delle merci consente infatti di raggiungere una buona parte del nostro pianeta: in tal modo animali e piante possono essere trasportati, volutamente, ad esempio per motivi commerciali, o inconsapevolmente da un continente all’altro.
L’inserimento improvviso di una nuova specie in un ambiente a cui è estranea può avere degli effetti significativi e talora negativi. Alcune specie esotiche, prive di competitori o dovendosi confrontare con competitori “non attrezzati” dall’evoluzione nei confronti del nuovo venuto, hanno buon gioco moltiplicandosi e diffondendosi su vasti territori. Questo fenomeno, in alcuni casi più o meno consapevolmente facilitato dall’uomo, può innescare significativi impatti e trasformazioni difficilmente reversibili anche su vasti ecosistemi.